Spagna: un passo indietro dopo le regolarizzazioni

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Mardi, 10 Juin, 2014
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Nel 2005, la Spagna e più precisamente il Governo Zapatero ha realizzato la quinta (dal 1991) e più importante massiccia regolarizzazione degli immigrati. Tale processo ha permesso la regolarizzazione di circa 700 000 lavoratori clandestini.

I candidati a tali regolarizzazioni avrebbero dovuti essere registrati in un comune spagnolo da almeno 6 mesi, disporre di un contratto di lavoro di una durata superiore ai 6 mesi e non avere precedenti giudiziari né in Spagna né nei loro paesi d’origine al fine di ottenere un permesso di lavoro. Relativamente alle domande di ”radicamento sociale”, l’immigrato avrebbe dovuto fornire la prova di soggiornare nel Paese da almeno 3 anni, di disporre di un contratto di lavoro di un anno così come di avere membri della famiglia di primo grado con un permesso di soggiorno valido o, in mancanza di questo, un rapporto del comune di residenza che ne attesti l’inserimento sociale. Solo l’11,5% dei dossier è stato respinto.

Nel dicembre 2009, la Camera spagnola ha fatto passare (con 180 voti a favore, 163 contrari e 3 astenuti) una nuova legge in materia di immigrazione, meno tollerante che in passato... La legge è stata criticata dalla Commissione Spagnola di Aiuto ai Rifugiati (CEAR): il periodo di detenzione da parte della polizia degli immigrati irregolari passava ora dai 40 ai 60 giorni.

Tuttavia, la legge propone novità, come la protezione delle donne immigrate vittime di violenza, la possibilità per le ONG e altri enti privati di assumere la tutela dei minori stranieri non accompagnati, il riconoscimento del diritto di ricongiungimento familiare, di manifestazione, d’associazione, il diritto all’istruzione fino ai 18 anni e l’assistenza giuridica gratuita. La nuova legge rinforza le competenze delle regioni autonome, queste ultime potranno emettere permessi iniziali di lavoro o di residenza nel proprio territorio.

Dopo questa legge, già fortemente contestata, il portavoce del Partito Popolare per l’immigrazione Rafael Hernando ha annunciato, nel novembre 2011, che sarebbe stato impossibile regolarizzare gli immigrati irregolari per ragioni sociali. L’obiettivo era quello di bloccare regolarizzazioni massicce e di limitarle al massimo. E’ in questo senso che la legge sugli stranieri è stata modificata il 15 aprile 2011. Di fatto, la legge obbliga gli immigrati clandestini a provare di essere residente nel Paese da almeno 3 anni, a disporre di un contratto lavorativo di un anno, di un scheda giudiziaria pulita e a dimostrare legami familiari con altri residenti stranieri. Inoltre, la nuova legge, proibisce l’uso di permessi turistici al fine di ottenere la regolarizzazione sociale. 

Entrata in vigore il 1° luglio 2011, l’esecutivo ha affermato che la nuova legislazione apporta delle novità positive come il fatto di accordare maggiore protezione agli immigrati vittime di violenze coniugali in situazioni irregolari così come anche ai loro figli e alle vittime delle mafie dell’immigrazione e di facilitare un “ritorno privilegiato” per tutti gli immigrati disoccupati che hanno optato per il programma di ritorno volontario nel proprio Paese d’origine.

Tuttavia, questo non è lo stesso parere dei collettivi e delle associazioni di difesa degli immigrati che vedono un ritorno al passato sulle questioni migratorie in Spagna.

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